Da anni si parla di salvaguardia del pianeta e della tutela delle persone ma oggi è doveroso parlare di questo concetto applicato al mondo della moda, considerata la seconda industria più inquinante del mondo.
Quando parliamo di moda sostenibile ed etica non possiamo far a meno di trattare tematiche legate alle pessime condizioni di lavoro a cui vengono sottoposti i dipendenti di alcune fabbriche produttive nel mondo. Dall’inizio degli anni ’90 questo è diventato un tema importante, da quando si scoprì lo sfruttamento dei lavoratori da parte di importanti marchi di moda.
Nel 1992 Levi’s fu accusata di non pagare in modo adeguato i suoi dipendenti, nel 1996 Nike si serviva del lavoro dei minori per la realizzazione di alcuni suoi prodotti nonostante una campagna che andava contro il lavoro minorile e poi ancora, nel 1998 toccò ad Adidas, accusata di sfruttare i prigionieri politici in Cina in cambio di una somma irrisoria di denaro.
Sono solo esempi di alcune delle più importanti case di moda, la lista è molto più lunga e per garantire una moda più responsabile è stata chiesta trasparenza da parte delle aziende.
Per questo motivo sono iniziate ispezioni condotte ai marchi stessi per verificare le condizioni di lavoro all’interno dei loro centri produttivi e l’obbligo di fornire ai consumatori informazioni riguardanti il prodotto finito tramite etichette e comunicazione online.
Per tutto questo in molti sono convinti e sostengono che sia necessario un cambiamento da parte di tutto il mondo della moda. Sarebbe opportuno si mettesse in atto un processo di cambiamento volto alla tutela dell’ambiente e delle persone.